“Sveglia, Occidente, sveglia! Ci
hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna
combattere” (Oriana Fallaci)
Sono passati 10 anni dalla scomparsa di
Oriana Fallaci ed in tutti questi anni la sua visione, la sua verità,
la sua intransigenza ed il suo insegnamento profetico sono stati
ricordati e rimpianti da un numero sempre maggiore di persone anche
molte di quelle che con pregiudizio non l'amavano. Da tempo sostengo
come sia giunto il momento che la politica, le istituzioni,
soprattutto quelle scolastiche e culturali, promuovano momenti di
riflessione, di celebrazione della memoria e delle profetiche
testimonianze civili e politiche di respiro mondiale che Oriana
Fallaci ci ha lasciato nei suoi scritti. Ricordare Oriana
Fallaci per il suo contributo culturale e storico, e per il suo
coraggioso impegno nell’affermare la necessità di
tutelare la nostra civiltà cristiana ed occidentale può farci
recuperare, se ancora siamo in tempo, il tempo perduto. Intitoliamole
strade, vie e Piazze e soprattutto scuole in tutto il Paese.
Oggi le condizioni dello scontro fra
Islam ed Occidente hanno raggiunto livelli impensabili la drammatica
quotidiana attualità del terrore registra cristiani perseguitati
in maniera sistematica, l'occidente devastato in una escalation
di furia terroristica che non risparmia nessuno e nessun Paese è
ora di ascoltare il monito di Oriana: “Sveglia, Occidente,sveglia!
Siamo in Guerra…”
Io come ho sempre fatto anche quando andavano di
moda le bandiere della pace che oggi evidentemente i catto-comunisti
hanno riposto in naftalina, voglio aggiungere il mio omaggio ad
Oriana, alla sua figura di donna, giornalista e scrittrice perché
sto dalla parte di coloro che si sentono “ orfani”. Ho avuto il
privilegio di conoscere Oriana, toscana purosangue, con la sua forte
personalità e i suoi modi spicci, nel corso di una campagna
elettorale a Firenze alla fine degli anni 70 quando fu candidata al
Senato della Repubblica nel collegio di Greve in Chianti, per il PSI
e conservo gelosamente una lettera che mi inviò, quando ero Sindaco
di Marradi, lettera che accompagnava una copia del suo libro
Insciallah, 1990, super premio Bancarella con la preghiera che Oriana
mi rivolgeva di ringraziare mio padre che a New York l’aveva
aiutata a scrivere correttamente le parti in dialetto di Nicola
romagnolo di Ravenna, il figlio dell’edicolante vicina Galla
Placidia. E’ morta il 15 settembre del 2006 mentre i nostri
soldati erano di nuovo in Libano come nell’1983, lasciandoci mentre
era in atto una nuova assurda offensiva degli Islamici contro
Benedetto XVI e contro il cristianesimo.. Ci manca la sua rabbia ed
il suo orgoglio, ci manca Oriana che non le mandava a dire ma
esprimeva chiaramente la sua opinione “politicamente non corretta”
da “antifascista” ma non pacifinta che odia quanti nel nome
“ormai sputtanato” della pace manifestano a senso unico ed usano
la violenza per condannare la violenza, che approfittano della
democrazia per scatenare l’eversione. Oriana venne sopraffatta dal
male nel momento in cui “Il relativismo rinnegava i costumi
millenari della nostra storia ma il suo insegnamento alla faccia
degli ipocriti sinistri rimane di straordinaria attualità là dove
sottolinea lo svilimento dei valori della vita, della persona, del
matrimonio, della famiglia e come sia deleterio predicare l’uguale
valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola
l’integrazione degli immigrati”. Per superare questa crisi
abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della
nostra civiltà. Di fronte alla crescente folle aggressione dei
Jhadisti, la nuova flotta islamica, gran parte dell’occidente
sembra aver perso ogni riferimento all’orgoglio di appartenere ad
un mondo libero. Molti di sinistra dopo l’11 settembre se la sono
presa con Oriana Fallaci piuttosto che con i fondamentalisti. Noi
piangiamo Oriana e ci sentiamo orfani, perché ci manca la sua voce
aspra di donna combattente, ci manca la sua occidentale arroganza, ci
manca la sua impietosa visione del nostro mondo.
Rodolfo Ridolfi