martedì 28 gennaio 2014

Nel quadro delle giornate della memoria è importante ricordare gli eroi dimenticati e fra questi: Marino Pascoli il partigiano romagnolo



Partigiani

Marino Pascoli appartiene ai morti dimenticati perché antifascista ed anti comunista, vero partigiano democratico al quale spararono un paio di rivoltellate senza colpirlo nella strada per Mezzano nel 1947. La sera della domenica 4 gennaio 1948, Pascoli subì un nuovo agguato e questa volta venne ucciso. L’Unità di Milano e Milano sera lanciarono una odiosa campagna di depistaggio utile a confondere le indagini. Alla fine del mese vennero arrestati il segretario dell’ Anpi di Santerno ed un ex partigiano comunista. Fu indiziato anche il segretario del Pci di Santerno, poi prosciolto in istruttoria. Tutto finì in un’assoluzione quando il testimone chiave, un operaio agricolo “si rimangiò la deposizione”. Marino Pascoli, a differenza di fascisti poi divenuti partigiani comunisti, fu sempre repubblicano e partigiano prima dell’8° Gap di Forlì e poi nella 29^ Brigata Gastone Sozzi, operante nella pianura forlivese. Ma gli eredi dei comunisti che stavano e ancora stanno nelle istituzioni, sostenevano che “il sig. Marino Pascoli non risulta ufficialmente riconosciuto tra le categorie stabilite dall’apposita Commissione governativa, non essendo [mai] stato qualificato come Partigiano, né come Patriota, né come Benemerito. “ (Risposta della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna ad una interrogazione di Forza Italia del 2004) Queste affermazioni ufficiali, contenute in atti ufficiali rispondono alle ingiustificate reazioni di tutti coloro che si irritano a sentire parlare di Marino Pascoli che non può oggettivamente essere considerata eredità di chi ha prodotto tardivamente iniziative di basso profilo. Crediamo giusto continuare nell’impegno, disponibili a condividerlo con tutti, per la trasparenza e la verità, soprattutto i fondamenti della battaglia politica di Marino Pascoli contenuti nei suoi articoli sulla Voce di Romagna, il giornale repubblicano di Ravenna, articoli polemici nei confronti dei comunisti della zona che denunciavano gli eccessi compiuti dai partigiani rossi durante e dopo la guerra civile, criticavano il massimalismo politico e sindacale del partito di Togliatti, e difendevano il sistema politico occidentale contro l’Unione Sovietica. La riaffermazione di una verità neppure oggi scontata “essere anticomunisti non vuol dire essere di destra o fascisti”. La cosa non veniva gradita dai comunisti romagnoli . Contro Marino Pascoli si aprì una violenta campagna di denigrazione politica e morale. Lo accusarono di non essere mai stato partigiano, anzi, di aver fatto la spia per conto dei Fascisti di Salò. Non era vero, naturalmente. Però le calunnie non cessarono. Perché lo sanno tutti anche oggi che “la verità” per certa sinistra “ è ciò che conviene al Partito”.
Rodolfo Ridolfi



venerdì 17 gennaio 2014

Il quattordicesimo anniversario della morte di Bettino Craxi.




Rodolfo Ridolfi sulla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet
 Domenica 19 gennaio ricorre il quattordicesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi trent’anni di vita politica italiana, come già lo furono Filippo Turati e Giuseppe Saragat del riformismo autonomista. Le idee ed i propositi di Craxi statista e politico sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia. Quattordici anni fa il 19 gennaio il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammammet in Tunisia Bettino Craxi lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che le Regioni, ed i Comuni dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per i catto-comunisti che, dopo la caduta del muro di Berlino, dicevano di essersi ravveduti e si richiamavano più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi era indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma tutte le volte che venivano proposte di intitolare una via od una piazza a Craxi la risposta della sinistra catto-comunista era sempre la stessa, fu così anche nella Firenze del sindaco Matteo Renzi oggi leader del Partito Democratico. A quattordici anni di distanza dalla scomparsa di Craxi in esilio, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei confronti di Craxi come una anomalia della vita politica italiana degli ultimi trent’anni, le istituzioni preferiscono rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei poteri forti, dei comunisti e dei loro eredi: rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’ stato ed è così, per Silvio Berlusconi che fortunatamente resiste potendo ancora contare su un forte sostegno popolare. La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate.

Sui marò l’editoriale di Margherita Boniver sul quotidiano Il Tempo.

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mercoledì 15 gennaio 2014

Intervista a Paolo Tonelli sull'apartheid




In occasione della scomparsa del leader sudafricano Nelson Mandela rovistando su Internet mi sono imbattuto in un italo sud africano, che vive e lavora a Mestre, Paolo Tonelli autore di un libro che parla di apartheid e di veri e propri scandali ai quali non sarebbe estraneo lo stesso Vaticano. Tonelli che ho raggiunto telefonicamente mi ha concesso una breve intervista che pubblico.Paolo iscritto presso il “Christian Brothers College” a Springs in Sud Africa sostiene che nei colleges cattolici, gestiti dal clero bianco, non accettavano iscrizioni scolastiche di ragazzi neri e a testimonianza di quanto asserito pubblica nel suo libro una serie di foto. Nell’intervista telefonica afferma: “Tenga presente che il mio presidente Nelson Mandela si e’ fatto 27 anni di carcere per portare in Sud Africa l’uguaglianza e la democrazia fra i popoli bianchi e neri”.
Noi sudafricani siamo fatti di una pasta speciale. Mollare mai. Questo e’ cio’ che i giornalisti italiani devono cominciare a capire.
Signor Tonelli Lei sostiene di essere sottoposto a censura o meglio che il suo libro sarebbe stato ignorato dai media per i contenuti imbarazzanti per i poteri forti e soprattutto per le gerarchie d’oltre TevereSi e’ proprio così
Allora mi parli del suo libro. Sex-gate al tg1 della Rai vissuto e raccontato da Paolo Tonelli e tanto altro ancoraSi’. L’ho pubblicato nel 2009. E da allora tutta la stampa italiana mi censura ed ignora i contenuti scabrosi che denuncio.
Sento che Lei Tonelli ha una pronuncia straniera però parla molto bene l’italiano.
Si’ e’ vero. Sono nato in Sud Africa da genitori italiani emigranti nel dopoguerra. Da molti anni vivo in Italia. Ora ho 54 anni.
Come si trova in Italia ?Molto male e non è populismo il mio. Mi creda. Semplicemente mi sento un pò prigioniero politico. Non posso esercitare il mio diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana che vieta la censura.
Lei parla di quelli che secondo lei sono due scandali un sex gate al tg uno ed uno che coinvolge il Vaticano in Sud Africa mi parli della sua denuncia sull’atteggiamento della Chiesa Cattolica in Sud Africa. La chiesa cattolica in Sud Africa agiva in maniera razzista contro il mio popolo nero sudafricano, come dimostrano le fotografie pubblicate nel mio libro. E questo è avvenuto per molto tempo.
In che periodoPer quanto riguarda gli anni…. io posso dare la mia testimonianza che tutto cio’ l’ho visto con i miei occhi quando vivevo in Sud Africa . Sono nato nel 1959 e poi sono venuto a vivere in Italia nel 1971, quando avvenivano questi fatti. L’apartheid in Sud Africa e’ caduto nel 1994. Quindi e’ presumibile che le azioni razziste del clero siano andate aventi fino al 1994. Tuttavia, mio fratello che e’ nato nel 1954 gia’ all’epoca in Sud Africa avvenivano questi fatti come dimostra la foto … quella dove ci sono i bambini di una classe elementare scattata nel 1959. In quella classe c’e’ mio fratello.
Ci racconti e descriva le fotografie che pubblichiamo a corredo della sua intervista.Dovete sapere che in Sud Africa durante il regime dell’apartheid nelle scuole gestite dal clero cattolico i preti e le suore bianche escludevano che i bambini e ragazzi neri potessero frequentarle. Le foto del mio libro evidenziano come presso il “Christian Brothers College” collegio cattolico che frequentavo a Springs, alle elementari non ci sono scolari neri nella mia classe. Eravamo solo bambini, ragazzini tutti bianchi. E questo avveniva in tutti i gradi scolastici. Asili, Elementari, Medie e Superiori di tutte le scuole cattoliche in Sud Africa. Ma da quando vivo qui in Italia constato che nessuno ne parla.


 E quando chiedo alla stampa di ospitare questi fatti i giornalisti italiani mi ignorano.
Posso quindi dire che in Italia la Chiesa Sudafricana e’ molto protetta dalla stampa ma anche dalla politica a questo proposito ricordo che in Sud Africa durante il regime razzista l’Italia aveva l’Ambasciata a Pretoria ed il Consolato a Johannesburg. Quindi gli Ambasciatori e Consoli italiani in Sud Africa non potevano non sapere che la Chiesa cattolica agiva in maniera razzista contro il mio popolo nero sud africano. Parliamo degli anni 60, 70 quando io vivevo a Springs citta’ dove sono nato ad un’ora di macchina da Johannesburg.
Qui in Italia avevate i governi democristiani. Andreotti era stato pure Ministro degli Esteri quindi non poteva non sapere. E come lui tanti altri in Parlamento ed al Governo. Ma tutti hanno taciuto e ancora oggi tacciono, pur sapendo tutto. Questo addolora molto noi sudafricani Le aggiungo dell’altro e che racconto anche nel mio libro.
In Sud Africa, in quegli anni del razzismo il clero cattolico bianco, sempre in maniera istituzionale, agiva in modo razzista contro il mio popolo nero sud africano anche nelle chiese. Dovete sapere che nelle chiese cattoliche in Sud Africa durante la messa io non ho mai potuto assistere ad una messa con una persona nera seduta accanto a me. Poiche il clero cattolico bianco non lo ammetteva. Pensi che sui banchi, c’erano delle etichette di plastica con scritto ONLY WHITES NON BLACKS. Che tradotto significa SOLO BIANCHI NON NERI. Come dire quindi che il clero non voleva che le persone nere stessero sedute accanto a noi bianchi. E quando il sacerdote durante la messa doveva servire la comunione, prima noi bianchi ci alzavamo dai banchi ci mettevamo in fila verso l’altare prendevamo la comunione e poi tornavamo ai nostri posti a sedere riservati per i bianchi. Poi terminata la fila delle persone bianche, solo allora, le persone nere si alzavano dai loro posti riservati per persone nere, si mettevano in fila verso l’altare, ricevevano la comunione e poi tornavano a sedersi ai loro posti riservati. Non potevamo ricevere la comunione tutti in fila bianchi e neri. Il clero cattolico bianco non lo permetteva.
E poi il sacerdote bianco diceva. La messa e’ finita andate in pace. Si’ pero’ ad anime separate, mi veniva da dire. Questi sono i fatti che racconto nel mio libro. Senta il resto.
Quando io iniziai presso la mia Parrocchia Cattolica a Springs, il corso dell’anno pastorale per ricevere la prima comunione, nel mio corso non c’erano bambini neri. Eravamo tutti bambini e bambine bianchi, come dimostra la fotografia pubblicata nel mio libro. E questo perche’ il clero cattolico bianco non accettava che i bambini e bambine neri potessero frequentare il corso annuale per la preparazione alla prima comunione.


 Purtroppo la politica era razzista in Sud Africa ma e’ giusto che il mondo’ intero sappia che anche la Chiesa sud africana ha delle responsabilità.
Il mercoledi’ 24 marzo 1993, era uscita una mia intervista sul Gazzettino di Venezia nella quale chiedevo a papa Woytila ed al Presidente della Repubblica Scalfaro, di occuparsi della questione religiosa e politica di noi figli orfani di un genitore. Mettevo in evidenza che Stato italiano e Chiesa Cattolica violano i diritti umani dei figli orfani di un genitore costretti loro malgrado ad avere un nuovo genitore al posto di quello sfortunatamente deceduto per di piu’ un nuovo genitore qualsiasi, magari, un nuovo genitore mafioso, camorrista, trafficante di droga, tanto per fare degli esempi. E questo avviene quando il genitore vedovo si risposa. Tutto cio’ secondo me e’ in contrasto con gli affidamenti e le adozioni regolamentate da leggi nazionali ed internazionali. Non succedera’ mai che un bambino venga dato in affidamento, oppure, in adozione presso una famiglia di mafiosi, o criminali. Quindi il contrasto fra orfani di un genitore ed orfani di entrambi i genitori e’ enorme sul piano politico e religioso.
Per questo chiedevo a papa Wotyila ed al Presidente della Repubblica, Scalfaro di occuparsi degli orfani di un genitore.
Come mai Lei Tonelli, si è deciso ad occuparsi di questa questione.Perché ho vissuto questa esperienza: Mia madre vedova si e’ risposata e mi sono trovato costretto ad avere un nuovo genitore senza che le Istituzioni mi chiedessero un parere in merito. Se fossi favorevole, oppure, contrario ad avere un nuovo genitore. Dove sta lo stato di diritto in Vaticano ed in Italia, su questo delicato tema, mi domando. Perche’ tutelano gli affidamenti, le adozioni e non tutelano noi orfani di un genitore?
Sul tema del destino dei figli orfani di un genitore ho scritto ed inciso anche 2 canzoni nel 96, ho scritto la sceneggiatura di un film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel ‘99. E nel 2009 il mio libro.
Pensi che quando nel 2010 ho presentato alla stampa il mio nuovo piano industriale della mia azienda che ho messo in piedi in Veneto, la Rai del Veneto a Venezia e la Rai di Roma non ne hanno mai voluto parlare. Censura totale contro di me anche riguardo il mio piano industriale.
Io tuttavia, credetemi, non mollo. Per tutta la vita in maniera civile e democratica e non violenta combattero’ contro la stampa italiana che da 20 anni mi ignora e mi censura.
Che messaggio vuole lanciare ai lettori…se qualcuno potesse aiutarmi e farmi uscire dalla censura giornalistica in Italia…. Far circolare il… Caso Tonelli… di Mestre….
R.R

domenica 5 gennaio 2014

Il Presidente Berlusconi nomina l'on. Massimo Palmizio coordinatore regionale di Forza Italia in Emilia-Romagna. la Soddisfazione di Azzurri '94 con Silvio Berlusconi


 
 
Comunicato stampa

 

Silvio Berlusconi nomina l’on.Massimo Palmizio coordinatore regionale di Forza Italia

 Il movimento Azzurri del ’94 con Silvio Berlusconi, esprime piena soddisfazione per la nomina di Massimo Palmizio a coordinatore regionale di Forza Italia decisa ieri dal Presidente Silvio Berlusconi.  L’on. Massimo Palmizio amico e fedelissimo di Silvio Berlusconi ha sempre partecipato con attenzione condivisione e simpatia alle nostre numerose iniziative politiche fin dal 9 novembre 2012. Massimo Palmizio, uno dei fondatori di Forza Italia che è stato anche il primo coordinatore del movimento di Silvio Berlusconi, torna venti anni dopo alla guida degli azzurri della Regione con lo stesso spirito, lo stesso impegno e con l’accresciuta esperienza politica maturata nelle aule della Camera e del Senato della Repubblica a coordinare il Movimento. La sua presenza è una garanzia politica in un momento particolarmente complesso, alla vigilia di importanti scadenze elettorali amministrative europee e molto probabilmente politiche. Azzurri del ’94 mette a disposizione di Massimo la sua rete e la sua presenza di militanti, eletti e Club “Forza Silvio”, radicata nel territorio per il raggiungimento degli obbiettivi e delle politiche che Berlusconi sa indicare nell’interesse del paese e che Massimo Palmizio saprà calare in un tessuto particolarmente complesso e difficile come quello dell’Emilia Romagna.

 

Rodolfo Ridolfi