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Rodolfo Ridolfi sulla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet |
Domenica 19 gennaio ricorre il quattordicesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi trent’anni di vita politica italiana, come già lo furono Filippo Turati e Giuseppe Saragat del riformismo autonomista. Le idee ed i propositi di Craxi statista e politico sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia. Quattordici anni fa il 19 gennaio il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammammet in Tunisia Bettino Craxi lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che le Regioni, ed i Comuni dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per i catto-comunisti che, dopo la caduta del muro di Berlino, dicevano di essersi ravveduti e si richiamavano più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi era indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma tutte le volte che venivano proposte di intitolare una via od una piazza a Craxi la risposta della sinistra catto-comunista era sempre la stessa, fu così anche nella Firenze del sindaco Matteo Renzi oggi leader del Partito Democratico. A quattordici anni di distanza dalla scomparsa di Craxi in esilio, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei confronti di Craxi come una anomalia della vita politica italiana degli ultimi trent’anni, le istituzioni preferiscono rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei poteri forti, dei comunisti e dei loro eredi: rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’ stato ed è così, per Silvio Berlusconi che fortunatamente resiste potendo ancora contare su un forte sostegno popolare. La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate.
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