mercoledì 19 novembre 2014

HERA ORA



di Rodolfo Ridolfi

 Il servizio televisivo di Milena Gabanelli su Hera ha suscitato un certo clamore e anche sorpresa ma non in chi molte denunce le aveva raccontate e raccolte nel libro “Le coop rosse” nella parte dedicata a Hera e che Report otto anni dopo scopre e riporta in superfice. Muovendo da questa riflessione ripropongo alcune considerazioni contenute nel libro:
Hera è inquadrabile fin dall’origine in un intreccio sempre più tentacolare tra coop rosse, partito (Pci-Pds-Ds-Pd) e governo. In questo intreccio gli interessi, le strategie e gli uomini si sovrappongono fino a confondersi. Una realtà dove la coop finanzia il partito prima delle elezioni, il partito poi forma la giunta locale o il governo nazionale e tra i suoi primi atti vi è il finanziamento delle coop con il denaro pubblico, il coinvolgimento nei grandi appalti, a volte perfino nelle grandi operazioni definite con accordi internazionali.
Un esempio per tutti, quello della Hera Spa, che ha le coop nel dna e nel cda
Come è nata e si è costituita Hera? La letteratura ricorda che le sfide del terzo millennio, tra le quali vale la pena annoverare la produzione energetica, la gestione della risorsa acqua e la problematica ambientale legata allo smaltimento dei rifiuti, convincono, nel 1999, il ministro dell’industria Pier Luigi Bersani (che prima ricopriva la carica di Presidente della Giunta della Regione Emilia-Romagna), assecondando le sfide europee, a liberalizzare il mercato dell’energia. Il suo successore, Enrico Letta, provvederà in seguito a liberalizzare quello del gas. Il combinarsi di alcuni fattori (tra i quali l’appartenenza di quasi tutte le municipalizzate a Comuni ed autonomie locali governate da una maggioranza di sinistra e la necessità di dare nuovo respiro al mondo cooperativo nella Regione Emilia-Romagna) ci ha fatto sorgere il convincimento che Hera spa altro non sia che lo sviluppo del modello economico emiliano-romagnolo, un intreccio ed una riconversione di quel modello fondato sulle cooperative, che non si accontenta più di operare in ambito regionale, ma che aspira a colonizzare l’Italia a colpi di Opa, borsa, salotti buoni e business dei rifiuti. Dal 2000 il Presidente della Giunta della Regione Emilia- Romagna è Vasco Errani, che opera in continuità con la politica iniziata da Bersani, e persevera nel forte impegno teso a varare una serie di leggi funzionali alle esigenze concrete di questo nuovo “capitalismo rosso”. Così ecco che il 1° novembre Il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani, nelle vesti di stratega del sistema coop, con un disegno lucido quanto ambizioso vuol fare di Hera Spa il nucleo forte di un nuovo modello di capitalismo rosso nel settore dei servizi pubblici. In pratica, una terza filiera da affiancare alle Coop (distribuzione commerciale) e all’Unipol (finanza e assicurazioni) per garantire al Pci-Pds-Ds un retroterra economico sempre più solido, assai utile per affrontare i costi della politica, ma anche un ruolo di player tra i cosiddetti “poteri forti”. L’esecutivo guidato da Berlusconi era accusato dalla sinistra di fare leggi ad personam, ma la sinistra fa di peggio: vara leggi ad aziendam. Quando si occupa di tv, lo fa per punire Mediaset (progetto Gentiloni), quando invece legifera su alcuni business (farmaci, utilities, energia), premia le coop e le Iri locali,


Ma come abbiamo documentato il risultato è esattamente l’opposto: tariffe più elevate che in altre città e massima scontentezza delle associazioni dei consumatori, talvolta perfino di alcuni esponenti diessini che (vedi le denunce del segretario provinciale ds di Rimini, Riziero Santi) arrivano a definire Hera Spa “un mostro nato soltanto per fare business, una società a cui non frega niente dei problemi del territorio e della qualità dei servizi, aumenta le tariffe, non fa investimenti, sfrutta e licenzia i propri dipendenti, mentre il management è costituito da una schiera di privilegiati che pensano solo al successo personale”.
Abbiamo scritto che Hera, nata purtroppo anche con l’avallo di ambienti bolognesi (e non solo) di centrodestra (sicuramente il ministro dell’ambiente del Governo Renzi, Galletti, Udc), è un groviglio, dove sono protagoniste le ex municipalizzate, intrecciate in un sistema molto complesso e ripetitivo di scatole cinesi. Un sistema al limite della normativa comunitaria sulla libera concorrenza, sui monopoli, sulle gare ad evidenza pubblica nell’affidamento dei servizi. Abbiamo scritto che nonostante Hera abbia guadagnato nelle operazioni di borsa, le tariffe applicate ai cittadini non hanno mai subito sensibili variazioni positive. I servizi erogati sono sicuramente peggiori rispetto a prima ed a questo si aggiunge anche qualche incidente che ha inquinato le terre della Romagna. Come nel settembre 2004 quando “i militari dell’Arma scoprirono fanghi pericolosi smaltiti illegalmente nei terreni agricoli circa 4.000 tonnellate causando il pericolo concreto di inquinamento dei terreni, di contaminazione delle acque e delle coltivazioni di vegetali destinati alla catena alimentare”.
Sono passati molti anni oggi c’è Renzi ma come possiamo verificare, forse il caso, o la continuità del disegno economico politico, fanno sì che Ministro del lavoro sia il numero uno delle coop rosse e al ministero dell’ambiente ci sia l’assessore UDC Galletti che è stato assessore al bilancio 1999 al 2004 con il Sindaco Giorgio Guazzaloca.

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